Elena Prandi presidente C.S.C. (CENTRO SOLIDARIETA’ CARCERI-MANTOVA)

Elena Prandi è dipendente del Comune di Suzzara e presta servizio come responsabile dei Servizi Culturali e Valorizzazione del Territorio presso il Piazzalunga Cultura Suzzara, sede della Biblioteca comunale, sito in viale Zonta 6/A.
Persona attenta e sempre disponibile per valorizzare iniziative, eventi, incontri, è stata eletta presidente del CSC. Le chiediamo un’intervista per capire di cosa si tratta e gli obiettivi.
Elena come mai questo impegno in un settore alquanto delicato e difficile?
Credo che sempre di più vi sia la necessità di essere soggetti attivi nella società, soggetti che prendono coscienza di quanto vi sia bisogno di guardare oltre alla nostra quotidianità che spesso porta a chiuderci all’altro nel timore di essere sopraffatti dai suoi problemi e dalle sue difficoltà come se queste fossero una malattia incurabile da cui dobbiamo prendere le distanze. Ho scelto il carcere, perché la gratuità del nostro volontariato, possa far capire che si possono mettere a disposizione degli altri il proprio tempo e le proprie capacità senza un vantaggio economico contaminando tale luogo con la forza dell’esempio: l’esempio di persone che entrano e oppongono a tante “passioni tristi” come i soldi, la “bella vita”, le macchine, le COSE, la forza di altre passioni, quelle che possono riempirti la vita come appunto l’impegno sociale, ma anche la scrittura, la musica, il teatro, lo sport per giungere ad una “rieducazione”, un “reinserimento”, una “risocializzazione” della persona nella società insegnandole, per quanto possibile, a ricostruire il patto sociale che ha violato.
Da quanti volontari è formato il CSC?
L’Associazione, apartitica e aconfessionale, è formata da una ventina di volontari che negli anni, più di venticinque ormai, si sono alternati dando il loro contributo nelle varie attività culturali, ricreative e sportive. Con le nuove elezioni che si svolgono ogni tre anni, oltre alla sottoscritta in qualità di presidente è stata nominata Marina Baguzzi quale vice, mentre rimane sempre presente il cappellano don Lino Azzoni quale guida spirituale e umana dei detenuti.
Quali sono i principali obiettivi e il programma per il futuro?
Scriveva Fabrizio De Andrè in una sua canzone, a proposito di ladri e assassini «Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese, li condannerai a cinquemila anni più le spese». È facile essere convinti che i reati li commettono esclusivamente “gli altri”, i cattivi. Ma se cominciamo a non essere così sicuri di appartenere per definizione alla categoria dei buoni, se ci viene il dubbio che potremmo anche noi trovarci dall’altra parte, dalla parte appunto dei cattivi, (non dimentichiamo Papa Francesco “perché loro e non io?”) allora può davvero iniziare una riflessione profonda sul carcere e sulle pene, e sul senso che dovrebbero avere. Il volontariato deve darsi seriamente il compito di sensibilizzare la società su questi temi: da una parte, smontando i comuni pregiudizi e facendo capire che dietro ai reati ci sono comunque persone con storie complesse e non riducibili all’atto che hanno commesso, dall’altra lavorare sulla prevenzione svolgendo attività informativa soprattutto nelle scuole e facendo formazione sia all’interno dell’Associazione quanto all’esterno organizzando ad esempio convegni e momenti d’incontro con la cittadinanza. Ma non solo in quanto come associazione assistiamo i detenuti e le loro famiglie e cerchiamo di stabilire collaborazioni con Enti e Associazioni, pubbliche o private, aventi per scopo l’assistenza carceraria e post-carceraria. Siamo inoltre sempre ben disponibili, per chi lo volesse, ad accogliere nuovi iscritti che non mancano mai di essere un arricchimento umano importante.

Foto servizio A.Pignata