Giornata della Memoria: Il Libro di L.Leonello Levi il Ghetto di Mantova

Suzzara 27/01/2020: Presentato al centro culturale Piazza lunga il libro di Leonello Levi, famiglia Ebrea vissuta nel ghetto di Mantova al tempo delle leggi razziali. Un interessante spaccato della provincia, al tempo del fascismo, l’esclusione degli Ebrei anche a Mantova dalle scuole dagli uffici pubblici, persino nei giochi dei bambini, la perdita delle amicizie. Poi tutta le peripezie della guerra le successive deportazioni.

Corsivo e Commento: Da allora e anche prima, sono nati i luoghi comuni sugli ebrei, che hanno dato alito al Nazismo e non solo da quello, alle deportazione e allo sterminio sistematico, e in Italia alle odiose leggi razziali. Oggi questi luoghi comuni( Usurai gente che ha il potere ecc) ci sono e sono trasversali a tutti i partiti. Oggi lì ISIS e ricomparsa e vuole la distruzione dello stato di Israele come lo vogliono l IRAN e AMAS e altri. E guarda caso l’estremismo politico in Italia di tutti i colori si trova d’accordo. Da queste righe contro l antisemitismo di ieri e di oggi( che si maschera da anti sionismo) sempre.

Il GHETTO ERBAICO DI MANTOVA

Il ghetto di Mantova fu istituito nel 1610 dal duca Vincenzo I Gonzaga ed effettivamente reso operativo dal figlio Francesco IV nel 1612. Le porte che segnavano la separazione furono abbattute il 21 gennaio 1798 durante il dominio francese.

La storia
A Mantova, all’inizio del Seicento, si era creata una numerosa comunità ebraica (oltre 3.000 persone) a seguito di una politica di tolleranza religiosa perseguita dai Gonzaga. Di fatto l’istituzione del ghetto fu subita, non senza resistenze, dai Gonzaga in ossequio alle disposizioni di papa Paolo IV contenute nella bolla Cum nimis absurdum del 1555. Il 7% della popolazione cittadina, 408 famiglie, fu costretto a concentrarsi nelle allora contrade del Cammello e del Grifone rinchiusi da portoni che si aprivano all’alba e si chiudevano al tramonto. La ghettizzazione coincise con l’inizio della decadenza della comunità ebraica mantovana parallelamente a quella della famiglia dominante dei Gonzaga. Conseguentemente al saccheggio della città dovuto ai lanzichenecchi nel 1630 e all’epidemia di peste che ne seguì la comunità si dimezzò e anche l’area del ghetto fu leggermente ridotta. Sotto la dominazione austriaca cominciata nel 1708, iniziarono politiche più liberali. La fine del ghetto infine, si ebbe con l’arrivo delle truppe napoleoniche nel 1798.

Sinagoga Norsa
Anche dopo la chiusura del ghetto molti ebrei rimasero a vivere nella zona. Nel 1904 tuttavia si compirono ampi lavori di sventramento del quartiere che ne hanno stravolto l’aspetto originario. È possibile in ogni caso ancora oggi riconoscere alcuni degli elementi fondamentali dell’antico ghetto di cui l’attuale via Giuseppe Bertani era la strada principale. Ancora visibili sono i luoghi dove sorgevano i quattro portoni principali del ghetto, che chiudevano via Giustiziati, piazza Concordia (già piazzetta dell’Aglio), via Spagnoli (già Contrada degli orefici ebrei) e via Bertani (già Contrada del Tubo). In via Bertani 54 sorge il palazzo del Rabbino, sulla cui facciata seicentesca sono apposte formelle con rappresentazioni delle città bibliche. Nulla rimane invece degli edifici dove sorgevano le sei sinagoghe del ghetto di Mantova; una sola di esse, la sinagoga Norsa Torrazzo, sopravvive ma solo perché fedelmente ricostruita agli inizi del Novecento in un altro edificio.

 

One thought on “Giornata della Memoria: Il Libro di L.Leonello Levi il Ghetto di Mantova

  1. Qualcuno ricorda qualcosa del Ghetto ebraico di Suzzara? Il mio ricordo infantile risale agli anni '50-'60 del Novecento: un luogo raccolto nel centro abitato e ammantato da un senso di mistero. Mai, però, che abbia allora sentito parole di avversione nei confronti di chi ci abitava.

    Pietro Aleotti 

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