Corona Virus:LOMBARDIA:SPI-CGIL È STRAGE SILENZIOSA S.P.S. Condivide

Suzzara 30/03/2020: In tutta Italia nelle ultima ore tiene banco il problema delle R.S.A. Residenze sanitarie per Anziani. Strutture private a come la casa di Riposo “Boni”. Il comunicato sotto condiviso su Facebook dal consigliere comunale Andrea Cantoni di maggioranza a Suzzara. Ricordiamo che il Comune di Suzzara è rappresentato nel consiglio direttivo della R.S. A. Boni. Per ora non si registrano casi di Covid-19 nella struttura in questione fortunatamente. La Parola STRAGE usata da un quotidiano tempo fa all inizio pandemia fu oggetto di diverse critiche. Ci limitiamo a riportare il tutto senza censure.

LOMBARDIA: È STRAGE SILENZIOSA

Così denuncia il Sindacato Pensionati SPI-CGIL e aggiunge: “Non possiamo più tacere di fronte alla situazione che vede 500.000 anziani ricoverati nelle RSA, con grande pericolo di contagio”, avendone fatto le spese gli anziani (60% dei positivi e 95% dei decessi), mettendo in evidenza le criticità del Servizio Sanitario lombardo.

Il Forum per il Diritto alla Salute Lombardia condivide e raccogliere le grida di dolore e di lutto che salgono da ogni parte della regione. Migliaia di lavoratori sanitari, con più di 4.000 contagiati, pari al 10% dell’intera popolazione e decine di morti, chiedono da tempo di essere dotati di Dispositivi di Protezione Individuale. Sono stati mandati al fronte senza difese, li chiamano eroi, li beatificano; noi li chiamiamo “carne da macello”. Solo il 23 marzo l’assessore ha assicurato mascherine per tutti e soprattutto per gli operatori sanitari, ma ancora una volta insufficienti alle reali necessità.

Le cause sono certo parecchie, ma il Servizio Sanitario Pubblico si è trovato impreparato a farsi carico dell’epidemia, peraltro annunciata da quella cinese. Ancor oggi, a due mesi dai primi allarmi, il personale sanitario non è stato dotato di una strumentazione adeguata e la popolazione non può proteggersi per carenza di approvvigionamenti di maschere chirurgiche o, nei casi di presenza in casa di soggetti positivi, per mancanza di mascherine FFP2. La carenza di personale medico e infermieristico specializzato, di posti letto in terapia intensiva -un quinto rispetto alla Germania- e di strutture post-Covid hanno reso drammatiche le condizioni operative del personale sanitario per l’impossibilità strutturale e organizzativa di far fronte all’emergenza.

Il Servizio Sanitario Regionale dal 2015 ha ridotto i letti del 15%, mentre in parallelo sono aumentati i posti nel privato accreditato, e ha pesantemente risentito della mancata sostituzione del turnover del personale medico e infermieristico. Per contro, mentre per l’emergenza la Sanità pubblica sta lottando stremata per la sua sopravvivenza e quella dei cittadini, la sanità privata accreditata, finanziata da soldi pubblici e cresciuta in maniera esponenziale all’interno del sistema sanitario regionale, viene tardivamente reclutata per l’impellente necessità di anestesisti rianimatori e posti letto di terapia intensiva.

Gli anziani con patologie croniche, fragili, non autonomi e indigenti sono stati i più colpiti, mostrando un lato scoperto della Sanità lombarda: l’assistenza sociosanitaria a domicilio mai risolta, a causa di tre fattori:

•assenza di investimenti in risorse per la cura territoriale di chi è senza supporto continuo familiare o professionale, sistema Gestori mai decollato, Medici di Medicina Generale che non possono seguire gli anziani fragili;

•carenza di presidi territoriali con ricoveri a bassa intensità di cura e Piani di Assistenza Individuale (L.R. 23/2015) mai decollati, perché troppo complessi e farraginosi.

•Le RSA si sono rivelandosi inadeguate a sostenere anziani non autosufficienti. La mancanza di controlli nell’applicazione delle regole di gestione dei rischi ha provocato molti contagi e morti tra i ricoverati.

L’ATS si è dimostrata un guscio vuoto rispetto al territorio, per l’eliminazione dei Distretti, filtro fra cittadini e strutture socio-sanitarie. La medicina preventiva territoriale e i Servizi d’Igiene Pubblica sono stati sottoposti a pesanti tagli di organici e finanziamenti, con impossibilità di monitorare adeguatamente la quarantena. D’altra parte, i Servizi Sociali dei Comuni, principale strumento di sostegno per la popolazione fragile e indigente, mostrano criticità nella carenza di coordinamento organico e articolato con le strutture sanitarie. Gli stessi Medici di Medicina Generale, non integrati nelle attività cliniche territoriali e ospedaliere, non sono in grado di rispondere all’emergenza per la carenza di direttive regionali e nazionali specifiche, per mancanza di strumenti atti a individuare i soggetti positivi e assenza dei dovuti dispositivi di protezione individuale.

La Giunta Regionale Lombarda ha perseverato nel sottovalutare l’entità dell’epidemia, rincorrendo l’ascesa dei casi positivi, senza spiegare perché la Regione sia diventata un’“eccellenza mondiale” per contagiati e morti da infezione. Le tabelle allegate mostrano dati relativi a morti e positivi in Lombardia raffrontati a tre regioni del nord e in ogni provincia lombarda. Come si vede, la Lombardia esce male dal confronto sul numero dei decessi e ancor peggio per quelli degli anziani. I morti per 100.000 abitanti sono in Lombardia 8,5 volte il Veneto, 4,5 volte il Piemonte e il doppio dell’Emilia-Romagna, mentre i positivi sono 2,5 volte il Veneto e il Piemonte e 1,5 volte l’Emilia-Romagna, regioni limitrofe che hanno avuto i primi focolai, in concomitanza. È evidente che il Servizio Sanitario lombardo è stato impreparato ad affrontare la pandemia, a differenza del Veneto e altre regioni. Lo affermano le cifre: 60% delle morti per Covid-19 sono avvenute in Lombardia, la cui popolazione è solo il 17% del Paese; i morti sono a livello nazionale il 10 % dei positivi, mentre in Lombardia sono il 14 %, con punte del 15÷20 % nel bergamasco e nel bresciano.

In relazione alla devastante situazione di disgregazione e disservizio, il Forum per il Diritto alla Salute Lombardia chiede che le Istituzioni, le Associazioni, la Politica, tornino a lavorare assieme per la creazione di un nuovo Patto Sociale partendo dalla ridefinizione di quelle idee e procedure che hanno affossato in questi anni il Servizio Sanitario Nazionale. Il Covid-19 spaventa, ma la paura può essere trasformata in risorsa, per affrontare mutamenti nei progetti futuri, in cui la persona riprenda un ruolo centrale. Le energie sono ora investite giustamente a contenere il contagio, affinché non ci annienti. Va mantenuta però visione di una Sanità in linea con l’art. 32 della Costituzione. consapevoli che l’attuale direzione produce crisi, morte, povertà e distruzione sociale. Infine, va abbandonato il progetto di regionalismo differenziato fonte di modalità operative contrastanti che hanno impedito un approccio univoco ed efficace sul territorio nazionale.

Proponiamo quindi la creazione immediata di un osservatorio comune, coinvolgendo tutti gli interlocutori e realtà interessate, per la costruzione di un progetto capace di affrontare l’emergenza, nella convinzione che la fine della pandemia non debba significare la restaurazione del mondo responsabile dell’attuale disastro.