Caro Suzzara Week
A valle delle dichiarazioni sull’esercizio di una opposizione costruttiva, viene da chiedersi che significato si dia a questa parola. In particolare lasciano esterrefatti le dichiarazioni del gruppo CISIAMO Suzzara, pubblicate sui media.L’elezione del Presidente del Consiglio Comunale sarebbe stata l’opportunità per dimostrare di avere il senso delle istituzioni, invece è stata l’occasione di ribadire i toni più strumentali della campagna elettorale, conditi tuttavia da grossolane inesattezze e attacchi personali che definire “pesanti” è un eufemismo. In primo luogo viene duramente contestato il fatto che il Sindaco voti in Consiglio Comunale. E’ la legge che prevede questo (!!!), non si tratta di una forma di arroganza del PD suzzarese e dei suoi alleati. Se i consiglieri Carra e Barbieri, entrambi avvocati, giudicano “sconcertante” che il primo cittadino possa esprimere il proprio voto, trovino le modalità per avviare un cambiamento. In secondo luogo la consigliera Raffaella Zaldini viene dipinta come persona incapace di pensiero, semplicemente un fantoccio manovrato da chissà chi, mera esecutrice di ordini per trame oscure e attaccata a supposti “lauti compensi”. Oltre all’evidente cattivo gusto e al fatto che a livelli differenti chi occupa una carica amministrativa con responsabilità riceve una indennità, andrebbero esposti i numeri in modo corretto. Va considerato che l’importo indicato da CI SIAMO è quello lordo, e che, se la persona ha un impiego da dipendente e non richiede l’aspettativa, la cifra va dimezzata. E non c’è alcuna indennità di fine mandato. Il nucleo della questione risiede, tuttavia, nel rispetto del ruolo del Presidente che riteniamo debba essere ricoperto da una persona con esperienza e conoscenza della macchina amministrativa, caratteristiche queste necessarie per poter svolgere la sua funzione anche nella tutela delle minoranze stesse. In ogni caso il nostro sostegno alla candidatura di Raffaella Zaldini non è né una questione di denaro né mancanza di rispetto per chi (come Manjot Singh, insieme a tutti gli altri eletti e candidati) ha contribuito al successo della coalizione, ma è frutto di una precisa e ponderata riflessione sul ruolo del Presidente. Questo non lo si è capito, o si è finto di non capirlo, e si è voluto strumentalizzare la figura del consigliere Manjot Singh. Francamente ci sorprende la “lezione” che le minoranze vogliono impartirci sul tema dell’inclusione dei cittadini italiani di origine non italiana, anche perché ricordiamo bene l’atteggiamento di chi li ha preceduti sui banchi del Consiglio Comunale. Confidiamo che i prossimi anni segnino un cambio di rotta in tal senso. La ricerca di una soluzione condivisa sarebbe stata davvero l’occasione per dimostrare senso “civico”. Si è scelta, invece, la strada dell’ostruzionismo, sicuramente lecita, ma scarsamente funzionale al buon funzionamento della macchina amministrativa e del dialogo politico.
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