La lettura Il racconto dell’estate di Suzzara Week di Enrico Grossi.

L’Incanto dello stretto di Gibilterra:
Lungo viaggio ai confini del Mondo
Prima Che Colombo scoprisse l’America

Sono stato in vacanza ai confini del mondo lontano dall’afa e dalla calura delle sponde del PO. Era l’estate del 1991 un lungo viaggio in auto, fino a Malaga all’epoca non esistevano navigatori, ma solo carte stradali. Il caldo secco,e il sole battente ci aveva accompagnato per tutto il tragitto di passaggio della terra Iberica in quei giorni di fine luglio. I giorni della vacanza trascorrevano, nell’incanto della costa Andalusa sulla spiaggia di Marbella. Eravamo ad un ora d’auto dall’antico confine del mondo: Lo stretto di Gibilterra un delle ultime colonie d’ Albione, noto anche come le colonne d’Ercole.Non potevo perdere l’occasione di visitare quel sito, cosi nel penultimo giorno di permanenza, ci avviammo in auto verso il limite dell’universo conosciuto prima di Colombo. Dopo un ora d’auto, sull’autostrada costiera, arrivammo a Gibilterra, di fronte la prima cosa che apparve, la rocca abbarbicata nell’alto crostone sul mare. Oltrepassati quei bastioni, di fronte a noi si mostrò il golfo di Algericas. Fermammo l’auto in un parcheggio adiacente alla spiaggia. Lo spettacolo fu unico: sullo sfondo le due rocce che quasi dialogavano, la coppia dei grandi blocchi di pietra: quello sulla costa Spagnola e l’altro su quella africana del Marocco, con alle spalle la baia di Tangeri, di fianco l’unico lembo di terra del regno di Spagna in Africa, la città di Ceuta. Sulla spiaggia della baia sotto il sole bollente, brulicavano i turisti. Tra i due blocchi, il mare pareva legato da un filo sottile e dritto che ne segnava il livello. Pensai ai naviganti del passato alle loro emozioni di fronte a questo scenario, compresi il loro timore di non passare quel limite. Ripensai al canto dantesco di Ulisse, l’eroe di Itaca, tornato in patria, non riesce a vincere la bramosia dell’avventura, con i pochi compagni rimasti, si rimette in viaggio. Una volta attraversato il mediteranno, in spregio al volere degli dei, oltrepassa quel limite inoltrandosi nell’oceano. Platone vi aveva messo la mitica Atlantide. Ne fini inghiottito, prima che l’onda coprisse la nave e con lui tutti suoi compagni, alla sua vista apparve il monte del purgatorio. Nel resto del giorno, la nostra escursione ci portò verso Cadice.Il litorale era rigato da venti fortissimi, che agitavano le file infinite di pale eoliche adiacenti alla costa. L’oceano: dominava l’orizzonte con le sue altissime e fredde onde, solcate da temerari in tuta da sub, sulle tavole del wind-surf. Quella era un altra acqua, apparteneva al mondo un tempo sconosciuto e temuto, che gli antichi non osavano violare.

Grossi Enrico Luglio 2017